Il treno ha fischiato

Belluca è stato ricoverato all’ospizio. Tutti son convinti che sia diventato matto. Solo i suoi vicini di casa, che lo conoscono bene, hanno capito che quanto è successo a lavoro è il normale epilogo di una concatenazione di eventi. Pazzesco è pensare che Belluca abbia sopportato tanto a lungo le angherie del capo ufficio a lavoro, la situazione famigliare assurda (la moglie, la suocera e la sorella della suocera cieche da accudire, le figlie vedove e i nipoti a carico), il doppio lavoro che, la notte, lo costringe a stare alzato a ricopiare carte. Una notte, prima di crollare come sempre sul divano, Belluca ha sentito un fischio in lontananza: un treno che andava lontano. È stato come uno squarcio nell’involucro che lo teneva imprigionato: Belluca si è ricordato che il mondo esisteva, comunque e nonostante i suoi problemi personali ed i suoi dolori. Il mondo, di cui Belluca si era dimenticato, preso nel vortice degli eventi della sua quotidiana follia. Così Belluca era andato al lavoro e, sbottando come un matto, aveva preteso rispetto, aveva reagito con energia alle prepotenze del capo ufficio. Belluca è pazzo? Il treno ha fischiato, continua a ripetere, ora basta sopportare.

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