Partito bolscevico

Il partito fu fondato nel gennaio 1912 con il nome di Partito operaio socialdemocratico russo (bolscevico) per scissione dell’ala rivoluzionaria (detta bolscevica ossia maggioritaria) del Partito operaio socialdemocratico russo, fondato a sua volta nel marzo 1898.

Dopo la Rivoluzione di Febbraio 1917 (che depose lo zar di Russia), si pose in una posizione molto critica verso il governo provvisorio borghese guidato da Aleksandr Fëdorovič Kerenskij, professando una mobilitazione permanente delle masse. Grazie al forte appoggio di queste ultime, il Partito Bolscevico si radicò sempre più all’interno dei soviet e del movimento, passando da 8 000 a 177 000 militanti in un periodo brevissimo, che andava dall’inizio della Rivoluzione di Febbraio al VI Congresso, tenutosi nel luglio.

Il partito salì poi al potere con la rivoluzione d’ottobre del 7 novembre 1917 e partecipò alla nascita dell’Assemblea costituente (la quale verrà sciolta poco dopo dai bolscevichi stessi, appoggiati dalla corrente più a sinistra dei socialrivoluzionari). Nel marzo 1918 assunse la denominazione di Partito comunista russo (bolscevico). Dopo la nascita dell’Unione Sovietica, proclamata nel dicembre 1922.

Nel 1956, dal 14 al 26 febbraio, si svolse il famoso XX Congresso del PCUS, nel quale il primo segretario Nikita Chruščëv denunciò i crimini staliniani, avviando un processo denominato “destalinizzazione”. Si trattò di una diretta conseguenza del rapporto redatto dallo stesso Chruščëv, il quale puntò soprattutto a criminalizzare Stalin, dichiarandolo colpevole di omicidi, persecuzioni, creazione di Gulag (campi di lavoro forzato) e di altri crimini efferati contro i cittadini sovietici. Il partito cambiò nuovamente linea politica durante la direzione Brežnev il quale terminò il periodo marcatamente anti-stalinista riportando il partito alla calma istituzionale. In politica estera l’era Brežnev fu marcata dalla distensione con gli Stati Uniti. La linea politica del Centralismo Democratico di stampo leninista venne messa in discussione a partire dal 1986 dal XXVII congresso il primo dell’era Gorbačëv. La linea divenne più permissiva grazie alle iniziative di perestrojka e glasnost’ che vennero messe in pratica dalla XIX conferenza di partito del 1988. Nel 1989 si tennero le prime elezioni libere in cui il PCUS venne sfidato da candidati extra-partito. Nel 1990 nel XXVIII il nuovo statuto formalizzò la fine del monopolio sul potere politico.

Nell’agosto 1991, dopo il Putsch di Mosca, Boris El’cin, l’allora Presidente della Repubblica Federativa Socialista Sovietica Russa, la più grande delle repubbliche dell’Unione Sovietica, mise al bando il PCUS nel territorio della Russia. Gorbačëv il 25 agosto si dimise ed il PCUS de facto terminò le operazioni sul territorio.

re 1925 in quello di Partito Comunista di tutta l’Unione (bolscevico) e quindi nell’ottobre 1952 in quello definitivo di PCUS.

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